Nella seconda metà degli anni ‘50, Giulio Minoletti, Giuseppe Chiodi e Lodovico Lanza progettano l’edificio che sorge sui resti del palazzo dei Principi Borromeo distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, all’interno del Giardino di Arcadia di Milano, detto l’edificio delle “Ville sovrapposte”. Il primo progetto del 1955 subisce modifiche nell’anno seguente relativamente all’uso del sottotetto, e la realizzazione dell’intervento si conclude nel 1959. L’edificio di Minoletti si rapporta (secondo indicazioni della committenza) con l’altezza del Condominio ai Giardini d’Ercole (realizzato negli anni 1951-1953, secondo il progetto di Ignazio Gardella, Anna Castelli Ferrieri e Roberto Menghi).
L’attacco a terra presenta l’ingresso in diretto contatto con l’esterno e con il giardino di Arcadia, grazie anche al sapiente utilizzo di materiali e colori, come il verde dei pavimenti marmorei, l’uso del legno, e i numerosi specchi d’acqua.
L’edificio contiene al suo interno quattordici appartamenti, con diretto contatto con il balcone che percorre tutta la facciata, ma con diversi orientamenti e inclinazioni variate dalle superfici vetrate. Gli alloggi risultano particolarmente flessibili ed adattabili alle esigenze dei committenti.
All’ottavo e al nono piano si colloca l’appartamento di Minoletti, conosciuto anche come “la villa sul tetto”, in quanto frutto di soluzione d’uso del sottotetto. L’appartamento mostra attento studio delle percezioni spaziali dell’osservatore, “ingannato” dalla presenza di giochi di specchi, elementi a scomparsa e armadiature a muro. Le grandi aperture permettono la vista verso la città, il Duomo e la Torre Velasca, ma anche verso la natura.
Scrive Minoletti: “Tutte queste soluzioni conferiscono all’appartamento l’aspetto non tanto di abitazione cittadina, ma piuttosto di una villa e di un allestimento navale” (cfr. L’architettura. Cronache e storia, n.63, 1963, p.449).