Adeguamento dell’intorno del tempio romano di Diana

José María Sánchez García

Calle Sta. Catalina, 2, 06800 Mérida, Badajoz, Spagna, 2006-2011


Fondata in Spagna nel 25 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa, la colonia di Augusta Emerita, oggi Mérida, trovò nell’adiacenza alla sponda destra del fiume Guadiana e nel collocarsi come testa meridionale del camino empedrado della via de la plata, alcuni di quei segni ambientali necessari alla scelta del territorio da colonizzare, dove insediare nuove relazioni morfologiche e realizzare un progetto estetico.

Mérida oggi è caratterizzata dall’insieme di segni architettonici depositati da una produzione edilizia secolare, stratificata e non omogenea, dove la frammentarietà delle strutture urbane restituisce una forma discontinua ma dall’altissima figurabilità, che il progetto contemporaneo di architettura ha negli ultimi anni riconosciuto come luogo possibile per diverse strategie di risignificazione della città storica. Paradigmatico di questo processo di sovrascrittura è il Tempio di Diana, d’epoca romana, sopravvissuto al tempo proprio grazie a quelle manomissioni formali, che l’hanno reso prima parte del palazzo del governo islamico, e che, nel XVI secolo, hanno inglobato il Palacio del Conde los Corbos fra le campate colonnari della sua cella.

In linea con questo processo di sovrascrittura, il recente progetto per un centro civico dell’architetto madrileno José María Sánchez García si propone di ridefinire i margini sfrangiati dell’edilizia minore che contorna la piazza del Tempio di Diana, non sovrapponendosi ad essa, ma configurandosi come sfondo o scena architettonica delle preesistenze monumentali (il tempio, le vasche, il muro romano e il criptoportico). Sull’orma della stoà, che agguantava il tempio su tre lati, il progetto reinventa il temenos sacro, lo laicizza, e gli restituisce la propria ascendenza ellenistica di spazio per la collettività.

Pertanto, seppure irrobustisce il perimetro della piazza, il progetto assume una struttura formale volutamente debole ma capace di operare come principio organizzatore e di attivare ‘nuove relazioni fra i materiali passati e recenti’.1 Tale approccio condiziona anche il programma funzionale, già per sua natura molto flessibile, che risulta del tutto subordinato al valore del progetto come segno architettonico che facilita la percezione dello spazio. Secondo la poetica dell’architetto la struttura lineare del recinto è, prima di tutto, una nuova traccia che, attraverso qualità geometriche e dimensionali2, stabilisce l’ordine di un sistema di segni, quindi diviene background in grado di infondere al sito la valenza di luogo come risultante tra il costruito e il vuoto da esso circoscritto.

Il recinto mantiene quasi sempre un distacco di rispetto dall’edilizia retrostante, e la sua sezione a L, che si sviluppa per tutto l’edificio, lo solleva a sbalzo sulla piazza per minimizzare gli ingombri sul sedime archeologico originario. Esiste pertanto anche una gerarchia di segni interna al progetto: al primo livello, un setto mistilineo assorbe le accidentalità del sito – ne fa un principio progettuale che non ignora l’irregolarità del luogo, ma anzi si ‘sensibilizza’ in ragione di essa – e una fila di pilastri parallela a quello ristabilisce ordine e misura; al livello superiore, un’alternanza ritmica di pieni e vuoti modula l’attraversamento della luce naturale e dispone in sequenza gli ambienti chiusi. Quest’ultimi, scatole sospese che assumono le diverse profondità degli spazi interstiziali, sono autonomi l’uno dall’altro e ricongiunti solo dal sistema esterno di percorso a ballatoio, vero e proprio mirador quasi alla stessa quota del podio del tempio.

Contro la frequente chiassosa architettura dei nostri tempi, Sánchez García opera una ‘diminuzione’ dell’immagine e del linguaggio ai loro termini archetipici e propone un’architettura ‘senza personalità’, dove anche l’uso neutrale dei materiali – sabbia di granito per la pavimentazione e conglomerato cementizio bianco per il recinto – risulta congruo alle intenzioni di ridurre le azioni progettuali e recuperare la forza segnica di cui certa architettura sempre dispone per operare sulle relazioni spaziali che sottendono la struttura urbana.

 

1 Sul tema delle strutture formali come sfondi urbani, cfr. Bilò F., Figura, sfondo, schemi configurazionali, due saggi sull’architettura di Costantino Dardi, Editrice Dedalo, Roma 2012

2 I. Maluenda, E. Encabo, A conversation with José María Sánchez García, tradotto in: AA.VV. El Croquis 189. Alfredo Paya (2010-2017), Toni Girones (2003-2017), José María Sánchez García (2010-2017), El Croquis editorial, Madrid 2017, pag.9

Autore Scheda
Roberto.Iossa
Revisori
Redazione ArchiDiAP
Dettagli del progetto
Stato dell'opera

Originale

Funzione

Aree archeologiche, Centri servizi polifunzionali, Monumenti, Musei, Recupero centri storici

Tags

Archeologia, recinto, Recupero

Categoria di intervento

ex novo


Figure professionali coinvolte

Collaboratori:
Enrique García-Margallo Solo de Zaldivar, Rafael Fernández Caparros, Daniel González Guerrero,Maribel Torres Gómez, Laura Rojo Valdivielso, Mariló Sánchez García, Marta Cabezón López, Mafalda Ambrósio, Francisco Sánchez García, José García-Margallo, Carmen Leticia Huerta, Julia Ternström

Consulenti tecnici:
Ángel García Blázquez, Fernando Benito Fernández Cabello

Progetto strutturale:
CDE ingenieros, GOGAITE

Progetto impiantistico:
Aro consultores

Ditta appaltatrice:
U.T.E. Templo de Diana (Procondal y Copcisa)

Committenza

Consorcio Ciudad Monumental de Mèrida, Consejería de Cultura, Junta de Extremadura

Monografie

AA.VV.. El Croquis 189. ALFREDO PAYÁ (2010-2017), TONI GIRONÉS (2003-2017), JOSÉ MARÍA SÁNCHEZ GARCÍA (2010-2017). 189 Madrid: El Croquis editorial, 2017, ISBN 978-84-88386-95-3.

AA.VV.. Unfinished. Bienales de arquitectura 2016, Pabellón español. Fundación Arquia; España. Ministerio de Fomento, 2016.

Articoli in rivista

Crespi, Giovanna. Rinnovare la storia. In: CASABELLA. Milano: Arnoldo Mondadori Editore, 2011, n. 806, 10 ottobre 2011 p. pp. 69-76.

Sánchez García, José María. Plaza arqueologica, Adecuación del entorno del Templo de Diana, Mérida. In: Arquitecture Viva. Madrid: Arquitectura Viva SL, 2011, n. 136, p. pp. 40-43. ISSN 0214-1256.

Capuano, Alessandra. Metamorfosi urbane a Mérida: un dialogo vitale tra architettura e archeologia. In: Rassegna di architettura e urbanistica. Macerata: Quodlibet srl., 2015, n. 147, dicembre 2015 p. pp.105-110.