Case ICP a Testaccio

Innocenzo Sabbatini

Via Marmorata, 149, Roma, 00153 RM, Italia, 1927-1928


I due moderni palazzi realizzati lungo la via Marmorata da Innocenzo Sabbatini, rappresentano parte di un programma edilizio che prevedeva l’edificazione dell’intero lotto, suddiviso in quattro porzioni da due assi viari minori, che doveva avere il suo fulcro in una piazza interna resa circolare dai profili dei palazzi, nel punto d’incrocio tra le due vie. Questo impianto baroccheggiante non fu portato a termine. Furono realizzati invece i due fabbricati che affacciano sulla via Marmorata. Si tratta di due edifici destinati ad ospitare residenze a riscatto, con piano terra per le attività commerciali, di tipologia “borghese” dunque, in un quartiere che fino ad allora era stato solo popolare. Entrambi gli edifici presentano un’articolazione dell’alzato che prevede: un alto basamento che include più di un piano inquadrato da un ordine gigante, un corpo di tre livelli nel quale le bucature si dispongono secondo un ritmo ternario, e un attico, sormontato da un timpano, immagine ripresa dalla tradizione classica. Il riferimento principale in tutta la composizione è all’architettura residenziale e termale dell’antica Roma. Dal punto di vista della planimetria, tutti e due gli edifici presentano un corpo a C, ma con delle differenze. Il primo edificio che si incontra dal Lungotevere presenta un ingresso scenografico sulla via Marmorata: l’entrata è inquadrata da un arco che permette l’ingresso in un androne dalla planimetria ovale, coperto da volte a crociera. A sua volta, questo spazio introduce al giardino, situato una quota inferiore rispetto al livello stradale, dal quale si ha accesso alle due scale, poste in corrispondenza degli angoli, che servono gli appartamenti. Durante gli scavi di fondazione di questo stabile furono rinvenuti i resti di un edificio di età romana, probabilmente una schola, che furono conservati all’interno della corte e integrati nella planimetria di progetto. Tutta la facciata ha un impianto compositivo di matrice classica in cui ricorre il numero tre, nel piano attico si aprono tre ampie vetrate che illuminavano uno spazio progettato come atelier per un artista (fu lo studio di Giacomo Balla), in alto anche il timpano si ripete tre volte in uno schema piramidale. La soluzione d’angolo di questo primo edificio risulta molto particolare: il basamento è caratterizzato da una triplice concavità della muratura, inquadrata da colonne giganti che comprendono tre livelli, la muratura superiore in laterizio risulta, al contrario, leggermente convessa. Il riferimento immediato è alle architetture barocche. Nel secondo fabbricato progettato da Sabbatini, l’ingresso alle residenze non è posto sul fronte principale di via Marmorata (dove sono invece previsti locali destinati agli esercizi commerciali), ma in via Ludovico di Vartemà, la stretta strada che separa i due fabbricati, e che nel progetto originale doveva costituire uno degli assi del crocevia centrale. L’ingresso è rappresentato da un semplice cancello basso che dà accesso ad una corte interna. Da qui un’unica scalinata centrale si divide in due, conducendo ai due corpi scala posti agli angoli e sporgenti dal corpo di fabbrica. Ognuna delle due scale serve tre appartamenti per ogni livello. Nell’alzato viene rispettata la suddivisione in tre fasce compositive, che nel corpo centrale prevedono l’utilizzo del laterizio in contrasto con la muratura intonacata del basamento e dell’attico. In questo edificio Sabbatini risolve l’angolo in maniera diversa rispetto al fabbricato limitrofo, ma mostra anche qui una propensione a riferimenti barocchi, nell’utilizzare le superfici curve delle solette ellittiche dei balconi. Il riferimento alle strutture murarie romane è invece evidenziato dai diedri angolari nel basamento: elementi composti da una coppia di tre fusti di colonne intervallate da una muratura a cassettoni.

Autore Scheda
Martina Moscarelli
Revisori
Marco Pietrosanto
Dettagli del progetto
Stato dell'opera

Originale

Funzione

Edilizia sociale

Tags

edilizia residenziale pubblica, icp, sabbatini, testaccio

Categoria di intervento

Cronologia

1927: viene affidato all'architetto Innocenzo Sabbatini il progetto per il complesso denominato "Testaccio IV" che prevedeva l'edificazione del lotto XXVI del quartiere Testaccio, divenuto, nel 1921, il XX rione di Roma.
24/10/1927: è la data che riportano gli elaborati di progetto (realizzati da Pietro Sforza nel ruolo di disegnatore)
1928: vengono completati, sotto la direzione dei lavori di Sabbatini, i due fabbricati che affacciano sulla via Marmorata.

Committenza

Istituto per le Case Popolari, di cui, dal 1927, Sabbatini è Capo dell'Ufficio Progetti e Costruzioni.

Monografie

RANALDI, Irene. Testaccio. Da quartiere operaio a Village della capitale. Milano: Franco Angeli Edizioni, 2012.

DURANTI, Giovanni, Enrico PUCCINI. Testaccio - Il quartiere operaio di Roma Capitale 1870-1930. Roma: Palombi Editori, 2009.

CAVALLOTTI CAVALLERO, Daniela. Guide Rionali di Roma Rione XX – Testaccio. Roma: Palombi Editori, 2007.

ISTITUTO AUTONOMO CASE POPOLARI, Ed.. Tra cronaca e storia. Contributi critici e realtà operativa. Roma: X, 1986.

REGNI, Bruno, Marina SENNATO. Innocenzo Sabbatini - Architetture tra tradizione e rinnovamento. Roma: Edizioni Kappa, 1982.

Articoli in rivista

REGNI, Bruno, Marina SENNATO. Innocenzo Sabbatini architetto. In: Capitolium. 1976, n. n. 5/6, maggio/giugno, p. X.