Dopo la Breccia di Porta Pia, e l’insediamento del Re Vittorio Emanuele a Roma, fu necessario potenziare i sistemi difensivi della città, allora affidati solo alle vecchie mura imperiali: il 2 agosto 1877, per Regio Decreto, venne deliberata la costruzione del “Campo Trincerato”, un anello di circa 37 km dotato di 15 forti e 3 batterie sulle vie consolari e di una cinta fortificata di 4 km con 4 Batterie, tra il Tevere e il bastione occidentale delle Mura Vaticane. Il timore per un attacco francese dai porti di Civitavecchia o di Anzio era molto forte, per cui si decise di iniziare a costruire sulla sponda sinistra (il Forte Appia Antica), e destra del fiume Tevere (i forti Monte Mario, Casale Braschi, Boccea, Aurelia Antica, Bravetta e Portuense), per controllare le vie di collegamento ai mari. Successivamente si proseguì con i forti Ardeatina, Casilina, Prenestina, Tiburtuna e Pietralata; poi la cinta venne completata dai forti Ostiense, Monte Antenne e Trionfale. I forti rimasero armati fino all’inizio della Prima Guerra Mondiale, ma a causa della loro obsolescenza divennero depositi e caserme, finché, col Regio Decreto del 1919, furono radiati dal novero delle fortificazioni dello Stato. Solo col P.R.G. di Roma del 1962 ne verrà sancita la definitiva funzione civile, come Zona N – Parco Pubblico.
La struttura del Forte Prenestina è di tipo “prussiano”, cioè con terrapieno addossato al muro esterno e fossato asciutto. Ha forma trapezoidale e il fronte esterno è “a saliente”, ovvero forma un angolo sporgente, per migliorare la protezione delle cortine (che in questo caso sono due con 130 metri di lunghezza) ma anche per fornire una posizione avanzata contro i nemici. Il fossato è difeso da una capponiera centrale e da un muro alla Carnot sui fianchi, ed è coperto sui fronti esterno e di gola, dove è posizionato l’accesso principale. Dal fronte di testa, il forte era in grado di proteggere un’area che andava da Tor Tre Teste fino ai Castelli Romani; con le batterie di sinistra invece sorvegliava la via Prenestina e la Valle del Teverone, mentre con le batterie di destra controllava le zone di Centocelle, Alessandrino e Don Bosco. Attraversato l’ingresso principale, si incontravano lateralmente due ali simmetriche con postazioni per l’artiglieria, un camminamento voltato e piccole stanze a pianta quadrata. Proseguendo, si accedeva a due magazzini, poi alla piazza d’armi e, nuovamente, a un androne voltato, infine agli alloggi degli ufficiali. Completava la struttura il fronte di testa, alla cui sinistra si trovavano l’artiglieria, i locali di servizio, i magazzini e i depositi per le armi, mentre sulla destra erano collocati i ricoveri per la truppa. Il forte aveva inoltre un ruolo specifico all’interno del sistema difensivo, ovvero rifornire gli altri forti di farmaci, che produceva grazie al suo laboratorio.
Divenuto in breve tempo una struttura obsoleta, il forte fu utilizzato come deposito di materiali d’artiglieria, poi nel 1977 venne consegnato al Comune di Roma, e infine il 1 maggio 1986, durate la “Festa del non lavoro”, venne occupato dal Centro Sociale Autogestito CSOA Forte Prenestino, che tuttora gestisce la struttura e che, grazie ai lavori di ristrutturazione, lo ha reso l’unico forte fruibile ai cittadini.