Giardino dei Tarocchi

Niki de Saint Phalle

Capalbio, GR, Toscana, Italia, 1980-1997


Lungo la via Aurelia, nei pressi di Capalbio, si trova il Giardino dei Tarocchi, un parco di sculture ideato da Niki de Saint Phalle e dedicato ai 22 arcani maggiori dei Tarocchi.
Immerso in un campo di olivi, la varietà di forme e colori delle sculture donano al parco l’aspetto di una cittadella che mira a sollecitare la fantasia visiva e onirica del visitatore. L’ingresso ha la funzione di separare il mondo del reale (fuori) da quello del sogno (dentro); e di dispositivo di scoperta, introduzione e disvelamento della “pausa magica” rappresentata dal giardino. Il padiglione d’ingresso, progettato da Mario Botta, interpreta tale ricerca di separazione con un doppio muro di recinzione in tufo con una sola grande apertura circolare, centrale. Lo spazio chiuso tra le due spesse pareti è reso continuo da una stessa pavimentazione in porfido ed ospita pochi e fondamentali servizi di accoglienza, la biglietteria e un piccolo negozio.
Varcata la soglia, il visitatore si trova immerso in un mondo popolato da forme spasmodicamente dilatate e dai colori solari, intensi e vivacissimi che richiamano immediatamente le tele di tanti maestri dell’espressionismo: da Matisse Picasso, da Kandinskij a Klee. Le esplosive sculture immerse nella natura definiscono un percorso iniziatico che, seppure dichiaratamente ispirato ad una serie di precisi riferimenti spaziali (il Parco dei mostri di Bomarzo nella Tuscia, il Palais Idéal du facteur Cheval nel dipartimento francese della Drôme, il Parc Güell di Barcellona, le Torri di Watts nella periferia di Los Angeles), esprime con forza il “femminile materno e potente” di Niki de Saint Phalle, carico di simbolismi e di connessioni non casuali con il vissuto fisico e psicologico della sua ideatrice.
La disposizione delle sculture nello spazio ricorda quella del grande Parco di Bomarzo ma lascia il visitatore libero di seguire il suo istinto onirico senza forzare un percorso predefinito che limiterebbe il gioco e il fascino della scoperta. La Papessa e il Mago – i primi arcani maggiori dei Tarocchi -, la vasca e le sinuose panchine caratterizzano la grande piazza centrale immersa nel verde che, sovrastato dalle altre coloratissime sculture, diventa un grande anfiteatro. Prima di confluire nella grande vasca circolare, le acque sgorganti a cascata dalla bocca della Papessa attraversano la Ruota della Fortuna, un’altra scultura meccanica semovente collocata al centro della piscina.
I percorsi che si diramano dalla grande piazza, lasciano al visitatore la scelta di un percorso libero, fisico e spirituale. Tutti sono disseminati da appunti di pensieri, memorie, numeri, citazioni, disegni, messaggi di speranza e di fede.
La piccola scalinata, che sale dalla piazza, è sovrastata dalla statua del Sole rappresentato, secondo l’iconografia degli indiani d’America, da un grande Uccello di fuoco bianco, rosso e giallo, appollaiato sopra un grande arco azzurro.
L’Imperatrice, maestosa e imponente come una sfinge, rappresenta la sacerdotessa esoterica e la regina della società matriarcale del Giardino dei Tarocchi. Si tratta di una scultura abitabile e che per sette anni, dal 1983, ospiterà l’abitazione e l’atelier dell’autrice del giardino, intensamente impegnata nella rifinitura della sua opera.
Il castello è l’opera architettonicamente più complessa. A lungo studiata e modificata, questa scultura, organizzata intorno ad una corte centrale racchiusa da un loggiato sorretto da un portico, mostra più di altre l’influsso e l’eredità diretta dell’opera di Gaudì: sul suo retro, ricoperta di mosaico di specchi, si vede una Torre, scapitozzata da un fulmine, mentre la corte interna ospita una fonatana ed è definita da un loggiato sostenuto da 22 colonne a forma di tronco d’albero.
In tutte le sculture, la scelta dei colori non è casuale ma è governata dai significati cromatici dei Tarocchi e dalla simbologia esoterica; il blu allude alla profondità di pensiero, al desiderio ardente e alla volontà; il blu elettrico, all’estasi e alla chiaroveggenza; il nero è utilizzato per la Giustizia e l’Albero della Vita; il bianco indica la purezza, contrapposta alla vanità; il verde rappresenta la forza primigenia e la vitalità; il rosso è il simbolo della forza creatrice e dell’attività spirituale; il giallo e l’oro rappresentano la spiritualità e intelligenza.
Poliestere, resina e vetro sono alcuni dei materiali utilizzati per la realizzazione delle sculture, processo a proposito del quale Niki de Saint Phalle scrisse: “Il ventesimo secolo era stato dimenticato. Noi lavoravamo come gli Egiziani. Le ceramiche erano plasmate, molto spesso direttamente sulle sculture, numerate, tolte, portate al forno, cotte e invetriate, e poi rimesse al loro posto sulle sculture. Nel processo di cottura la ceramica si restringe di un 10%, lo spazio così lasciato tra una ceramica e l’altra era colmato con pezzi di specchi tagliati a mano.”

Autore Scheda
Gianluca Petronelli
Revisori
Simone Leoni
Dettagli del progetto
Stato dell'opera

Originale

Funzione

Parchi, verde pubblico, Spazi pubblici e paesaggio

Tags

Architettura del Paesaggio, Capalbio, Niki de Saint Phalle

Categoria di intervento

ex novo


Elaborato dwg
Gianluca Petronelli
Figure professionali coinvolte

Niki de Saint Phalle, Jean Tinguely (sculture)
Mario Botta (padiglione d'ingresso)

Monografie

Mazzanti, Anna (a cura di). Niki de Saint Phalle: il giardino dei Tarocchi. Milano: Charta, 1997.

Schulz-Hoffmann, Carla (a cura di). Niki de Saint Phalle : Bilder, Figuren, Phantastische Garten. Catalogo della Mostra. Munchen: Prestel-Verlag, 1987.

Articoli in rivista

Catalani, Barbara. Il Giardino dei Tarocchi, di Niki de Saint Phalle. In: Architettura e Arte. 1998, n. 1, Gennaio-Marzo 1998 p. 65-69.