Lo scenario suggestivo delle Mura Aureliane, nel tratto compreso tra le porte Latina e Metronia, e del Parco degli Scipioni, fa da sfondo alle due palazzine adiacenti realizzate da Ridolfi e Frankl per il costruttore Tito Mancioli in un’area caratterizzata da villini a due/tre piani del primo Novecento.
La palazzina “Mancioli I” definisce uno degli angoli dell’area (tra via Lusitania e via Vulci) già occupato da un’autorimessa. Su questa fonda il volume a pianta centrale, organizzata rispetto alla scala che distribuisce 4 appartamenti, di taglio diverso, per tre piani. Il coronamento è occupato dal piano attico con tre appartamenti di cui uno su due livelli per il costruttore, ed è maggiormente articolato nel perimetro per fare spazio ad ampi terrazzi e ai volumi destinati ai locali tecnici.
L’organizzazione dei fronti riprende quella della “casa romana”, con le attività commerciali al piano strada e le residenze ai piani superiori, qui distinte nettamente dall’alta fascia articolata “appesa” alla muratura da una sorta di piccole guglie (fastigi). La fascia, sottolinea la tridimensionalità del volume rapprendendosi in una piegatura della guglia d’angolo, diversamente si configura, nel tratto in corrispondenza dell’ ingresso alle residenze, in un abbassamento tale da definire il “portale” in asse al quale si sviluppano balconi di piccole dimensioni; l’abbassamento si ripete ritmicamente sul fronte di via Vulci caratterizzato da logge profonde che definiscono l’asse di simmetria del prospetto. Il coronamento si configura in una fascia continua e alta che segue e ricuce l’andamento dei volumi all’attico.
Ridolfi opera qui, in questo contesto denso di sollecitazioni e suggestioni dell’antico, una riduzione a un tipo essenziale, lavorando sul contrasto funzionale ed espressivo tra le parti, la diversificazione dei fronti tenuti insieme dal trattamento unitario della teoria di finestre caratterizzate dagli elementi di protezione dalle intemperie (una reinterpretazione della finestra timpanata), alcuni accorgimenti di dettaglio come nella fascia esterna e negli interni (vedi le applicazioni in ceramica per gli stipiti delle porte, e la lavorazione della scala, parete e solaio, all’ultimo piano) e attraverso l’uso diversificato dei materiali e del colore, proseguendo, all’interno della sua ricerca, quella tradizione costruttiva della casa inaugurata da Bramante a Roma. E, d’altra parte come fanno notare Francesco Cellini e Claudio D’Amato il lavoro di ricerca di Ridolfi e Frankl in merito al tema della palazzina “che non considerarono mai un’esperienza minore” potrebbe intitolarsi come : “ La ricerca di possibili forme della casa” dove, “abbandonato il rigore analitico della sintassi razionalista degli anni trenta, ricondusse … [il tema dell’abitazione] nell’ambito … della tendenza a caratterizzare gli organismi architettonici in senso plastico …” (Cellini, D’Amato, 2005: 52).