Degli oltre 600.000 soldati italiani caduti nel corso del primo conflitto mondiale, circa 100.000 sono sepolti all’interno del Sacrario di Redipuglia, il più grande d’Italia.
Il generale Giuseppe Paolini fu il primo a proporre un cimitero monumentale per onorare la memoria dei tantissimi caduti senza nome lungo il fronte del Carso.
Il duca Emanuele Filiberto d’Aosta, comandante della Terza Armata, accolse con favore la proposta, e decise di affidare al colonnello Vincenzo Paladini la realizzazione del progetto.
Il primo cimitero sorgeva sulla cosiddetta Montagnola ad Est del colle di Sant’Elia, e accoglieva circa 30.000 caduti, di cui soltanto 5.860 conosciuti. Il cimitero venne ufficialmente inaugurato il 24 maggio 1923.
Con la progressiva ascesa del fascismo si rese necessaria la ridefinizione dell’immagine e delle dimensioni dei sacrari, poco in sintonia con la retorica imperialista del fascismo. Furono esaminati diversi progetti, tra cui la torre di pietra di Alessandro Limongelli, che si era aggiudicato la progettazione del sacrario sul Monte Grappa con una soluzione analoga. Alla fine venne scelta la proposta di Ghino Venturi, autore del Sacrario di Oslavia. Tuttavia il progetto di Venturi, che riprendeva la struttura concentrica del precedente ossario, fu considerato dai vertici del Regime non abbastanza monumentale.
Il generale Cei, commissario generale straordinario per le onoranze ai caduti di guerra, affidò all’architetto Giovanni Greppi e allo scultore Giannino Castiglioni il compito di ideare una proposta più in sintonia con le ambizioni del regime.
L’idea fu quella di collocare il tipo della tomba-scalinata non sul colle di Sant’Elia, ma ai piedi del prospiciente monte Sei Busi, rafforzando la dimensione simbolico-monumentale del sepolcro. Il sacrario di Redipuglia fu inaugurato il 18 settembre 1938, alla presenza del Duce.
Ai piedi della scalinata degli Invitti, si trovano la tomba del duca d’Aosta, un monolite di marmo rosso della Valcamonica, e le sepolture di cinque generali (Chinotto, Monti, Paolini, Prelli, Riccieri), ricavate da blocchi di granito color verde alpi, che completano la triade cromatica della bandiera italiana.
Alle spalle del duca e dei suoi generali parte l’imponente scalinata, composta da 22 giganteschi gradoni in cui è impressa infinite volte la scritta PRESENTE, direttamente mutuata dal sacrario dei martiri fascisti progettato da Adalberto Libera e Antonio Valente per la mostra della rivoluzione fascista del 1932.
Al di sotto della scritta PRESENTE sono collocate le lapidi con i nomi dei 39.857 caduti identificati.
La figura della scalinata è completata ai lati da un doppio filare di cipressi.
In cima al sacrario tre croci sovrastano una piccola cappella votiva, cinta lateralmente da due enormi tombe comuni che contengono le salme di 60.330 caduti ignoti.