Nel 2002 il comune di Montalto di Castro, situato nell’area dell’alta Tuscia, indì un concorso internazionale per la realizzazione di una teatro che avesse la funzione di riqualificare un’area periferica dal paese (“una periferia uguale a tutte le altre” riprendendo le parole degli architetti vincitori del progetto), caratterizzata dalla presenza di fabbriche, edifici commerciali e abitazioni di scarsa qualità architettonica. Il lotto triangolare di progetto, in passato utilizzato dalla compagnia petrolifera Esso, è fiancheggiato da due arterie stradali di diverso periodo storico: la Via Aurelia Tarquinia lungo cui si sviluppano una serie di edifici pubblici e privati e la Strada Statale Castrense che collega il litorale laziale con Viterbo, capoluogo provinciale. All’incrocio dei due tracciata si trovano dei pini, alberi caratteristici delle località marittime.
Il concorso fu vinto nel 2004 dal gruppo pratese MDU architetti e i lavori per la realizzazione iniziarono nel 2005 per concludersi nel 2011. Il concept iniziale fu quello di instaurare, attraverso l’uso di forme e materiali contemporanei, uno stretto dialogo tra i luoghi che caratterizzano la zona: l’area archeologica di Vulci e la Centrale elettrica Alessandro Volta, il più grande impianto termoelettrico italiano che, a causa di vicende politiche, non entrò mai in funzione.
Il teatro, dedicato all’attrice Lea Padovani, nativa di Montalto di Castro, si compone di un grande monolite in cemento solcato da una netta fessura che, come un segno di erosione, divide in due il blocco, il quale poggia su un basamento in travertino, richiamo del Tempio Grande di Vulci, datato IV sec. a.C..
Sulla sommità del blocco in cemento, sul lato sud, è posizionato un parallelepipedo trasparente in policarbonato. Questo elemento, rilettura contemporanea della centrale elettrica, ha la caratteristica di smaterializzarsi nel corso della giornata, fondendosi con il cielo ma nelle ore notturne, illuminato dall’interno, ha la funzione di essere un faro o “grande lanterna”, energico punto di riferimento per tutto il territorio circostante. Il progetto è caratterizzato, planimetricamente, da un asse longitudinale ben definito lungo il quale si sviluppano gli ambienti esterni ed interni. Una grande piazza, impreziosita da una fontana che sembra richiamare il progetto di R.Meyer all’Ara Pacis di Roma, si estende sul lato nord e conduce idealmente verso l’edificio che accoglie il visitatore con un grande ingresso vetrato sormontato da una copertura a sbalzo in cemento colorato. All’interno lo spazio è valorizzato da pareti trasversali rivestite in lamelle lignee che producono movimento e vibrazione e che possiedono una doppia funzione: quella di ospitare e delimitare gli ambienti accessori del teatro come la biglietteria, il guardaroba, i servizi igienici e gli uffici, e quella di proiettare lo spettatore, attraverso l’ampio foyer, direttamente alla sala che può contenere fino a 400 posti. Il cuore pulsante del progetto è però il palco in quanto, collocato in posizione baricentrica, si pone tra la sala coperta e l’area esterna di 500 posti creando una relazione biunivoca tra l’interno e l’esterno. Oltre all’aspetto formale tra le sue parti, il teatro presenta una grande versatilità in quanto può essere utilizzato sia durante la stagione estiva, utilizzando l’arena all’aperto sia durante la stagione invernale, utilizzando la più confortevole sala interna.