” Habits change…Climate change ”
Nel 2012 Ecoweek ha avuto come scenario Roma, dopo aver già fatto tappa a Milano l’anno precedente. Nata nel 2005 sull’isola greca di Egina, Ecoweek è una organizzazione non governativa e senza scopo di lucro che si prefigge l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sui temi ambientali e sui cambiamenti climatici e di promuovere istanze di sostenibilità. Per una settimana, tra il 24 e il 30 settembre, studenti, in gran parte stranieri, e studi di architettura locali si sono immersi nelle realtà di diverse aree della città e si sono concentrati su una concezione allargata di sostenibilità architettonica, sociale e urbana.
La manifestazione si è articolata attraverso incontri, una conferenza internazionale (tra i relatori anche Kengo Kuma e Rural Studio) e una serie di workshop. Questi, 15 in totale, si sono concentrati su cinque aspetti differenti di uno stesso tema: sostenibilità urbana, sostenibilità sociale, sostenibilità nelle nuove costruzioni, sostenibilità negli edifici esistenti e, in ultimo, il legame tra progettazione e sostenibilità.
In particolare, il laboratorio W10_Low cost-High value at Valle Aurelia, guidato da OSA – Architettura e Paesaggio, Orizzontale e Lus (Living Urban Scape), si è svolto al Borghetto di Valle Aurelia, non lontano dal Parco Regionale del Pineto. La volontà era quella di re-inserire nel contesto della città delle porzioni abbandonate o inedificate, attraverso interventi temporanei e di dimensioni limitate, e di farlo anche con il coinvolgimento degli abitanti dell’area e la loro partecipazione attiva alle fasi realizzative.
Abitare, invitare, raccontare: sono le tre azioni sulle quali è stato sviluppato il progetto. Il capolinea degli autobus, l’area antistante la chiesa di S. Maria della Provvidenza e il giardino del Maresciallo sono gli spazi aperti nei quali si è agito, cercando di trasformarli in spazi vivibili e accoglienti, attraverso operazioni di pulizia e dotazioni di arredi temporanei.
I materiali scelti sono stati due, il legno e il colore. Il primo, in parte di riciclo e in parte a basso costo, è stato usato principalmente per la realizzazione di una scala che potesse risolvere il salto di quota tra via di Valle Aurelia e il giardino del Maresciallo. Il colore ha trovato invece applicazione in interventi di lettering a segnalazione di due percorsi pedonali che giungono fino al Borghetto; i due percorsi partono rispettivamente da Balduina, lungo via Cesare de Fabritius, e dal quartiere di edilizia residenziale pubblica di via di Valle Aurelia. Altri interventi hanno riguardato piccoli spazi di sosta lungo il percorso tra l’area interessata dal Piano di Zona e il Giardino e l’allestimento di un’area con sedute e giochi all’interno del giardino stesso. In contemporanea con il workshop, all’interno di questo spazio pubblico attrezzato, i visitatori hanno avuto la possibilità di ammirare una installazione/mostra fotografica dal titolo “Un paradiso che si chiamava inferno”, a cura di Fotografi Roma Amor.
L’ultimo giorno del workshop ha avuto luogo l’evento “Valle Aurelia in festa”: artisti di strada, giochi e spettacoli musicali hanno accompagnato la restituzione dei tre spazi pubblici rinnovati alla città e ai suoi abitanti.